lunedì 3 ottobre 2011

Persuasori di morte (di Roberta Borsani)



Persuasori di morte

di Roberta Borsani

OGE editore

208 pagine, 15 euro




Sinossi


Dalla palude nella sonnolenta provincia piemontese riemerge il cadavere di una ragazza uccisa con un colpo d'arma da fuoco. Si tratta di Fiammetta Uslenghi, un'anima solitaria e con qualche problema depressivo, che viveva un ambiguo rapporto con un giovane e discusso prete “di strada”, Don Gabrio, e con la sorella di quest'ultimo, Miriam, donna dal passato tormentato.

Tutti gli indizi portano il commissario Realis, incaricato del caso, a sospettare proprio del prete. Solo che gli indizi sono fin troppi e troppo palesi. Realis, uomo non abituato a fermarsi alle apparenze, decide di allargare il campo delle indagini e scopre una realtà tanto assurda quanto inquietante.

Nella placida cittadina in cui vive e lavora esiste una sorta di “circolo esoterico”, in cui persone potenti e perverse organizzano dei complicati giochi il cui fine ultimo è quello di indurre il malcapitato al suicidio per disperazione. È così che emerge una realtà parallela, che getta nuova luce non solo sulla morte di Fiammetta Uslenghi, ma anche su alcuni fatti di cronaca del recente passato, che a questo punto vanno visti da ben altra prospettiva.


Commento


È il secondo libro di Roberta Borsani che mi capita di leggere. Posso confermare le buone impressioni e segnalare l'autrice come una delle poche voci femminili italiane – non voletemente, eh – in grado di entrare con entrambi i piedi nelle mie preferenze.

Persuasori di morte non è un romanzo perfetto, anzi, gli si possono imputare diversi difetti strutturali, come per esempio un finale un po' troppo breve, se rapportato con la costruzione dell'indagine affrontata nel resto del libro. Tuttavia è una storia che affascina, sia per quel che concerne la trama, che per come la Borsani l'affronta. Svincolandosi dai soliti, legnosi gialli che prevedono un commissario, un colpevole misterioso e un'elaborata indagine, l'autrice mette le carte in tavola piuttosto alla svelta, senza nemmeno nascondere troppo le identità mascherate dei membri della setta dei Persuasori di morte. Il resto viene giocato sui sentimenti umani e sul confronto psicologico tra un uomo giusto, Don Gabrio, messo alle strette per motivi più che futili, ossia come preda di un gioco perverso.

L'autrice utilizza quello che sembrerebbe un cliché – la camarilla di potenti ricchi e annoiati, con membri influenti nella società civile “che conta” – ma le differenze balzano all'occhio ben presto. Buona parte dei Persuasori di morte sono solo borghesi amorali, annoiati e nemmeno poi tanto intelligenti. Commettono errori grossolani e, almeno per quel che concerne un paio di loro, non sono nemmeno propriamente malvagi, quanto piuttosto viziosi e vuoti. Oppure, come accade per l'Abate, la loro psicologia deviata è il risultato di un qualche trauma subito in precedenza, qualcosa che gli ha tolto la fede, l'amore per il prossimo e la fiducia nella giustizia.

Solo il capo della setta, il Principe, svetta come geniale villain dall'intelligenza sublime. Solo di lui non si conosce l'identità (e la puzza di zolfo in un paio di occasioni è piuttosto forte). Solo lui interpreta il gioco come un enigma filosofico al di là dei concetti mortali di bene e male, di giusto e ingiusto.

Il protagonista, Realis, è un commissario con tanti, troppi cliché di visto, rivisto e riproposto. Malinconico, riflessivo, acuto, con collaboratori più buffi che non efficienti, guardato con un certo fastidio per i metodi poco burocratici. Non è antipatico o mal tratteggiato, anzi, è molto umano e con una buona costruzione psicologica alle spalle. Ma è troppo stereotipato. A questo punto funziona assai meglio Don Gabrio, o ancor più il misterioso e mellifluo Principe. Ma i migliori personaggi del romanzo sono i comprimari della setta dei Persuasori, coi loro difetti e con dei profili per nulla scontati o banali.

In sostanza Persuasori di morte è un buon romanzo. Poteva essere ottimo con un po' di “polpa” in più nei punti giusti, ma la strada percorsa da Roberta Borsani è quella giusta. Un'autrice che terrò senz'altro d'occhio. Magari fatelo anche voi.

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