domenica 24 marzo 2013

Spazio 1669 (di Alessandro Forlani)


Spazio 1669

di Alessandro Forlani

Ebook autoprodotto

Racconto gratuito, disponibile in formato digitale









Sinossi

Misteriose morti, segrete ottave dell'Ariosto, alchimia di alto profilo, mirabili progetti della casa d'Este e un ignaro valletto immerso in una storia che va molto oltre la sua comprensione. Questi sono gli ingredienti di Spazio 1669, opera disponibile per la lettura in versione completa, un racconto di fantascienza baroquepunk dello scrittore Alessandro Forlani, recente del premio Urania di Mondadori 2012.
Il sottogenere del baroquepunk ci catapulta in un XVII secolo dominato da atmosfere avventurose e misteriose allo stesso tempo, usando i grandi regni in espansione e i piccoli ducati del periodo come sfondo di ambientazioni dall'appeal storico e fantastico di eccezionale livello.

Commento

Alessandro Forlani è uno scrittore unico nel panorama italiano.
Colto, raffinato, storico preparatissimo, non esita piegare il suo sapere per scrivere ottimi racconti del fantastico, esplorando soprattutto quei sottogeneri di cui moltissimi parlano (quasi sempre a sproposito) senza però ma spingersi all'atto pratico del ricavarne qualcosa.
Oltre ad aver più volte affrontato lo steampunk, la fantascienza ibridata di horror (vedi I Senza-Tempo, romanzo vincitore del Premio Urania), Forlani si è anche cimentato nel curioso e particolare filone del baroquepunk, termine più suggestivo da pronunciare che non pratico da adottare come punto di riferimento creativo.
L'autore di Spazio 1669 invece lo fa in modo sublime, regalandoci un racconto elegante, piacevole e ricco di quel sense of wonder che - di nuovo - viene più spesso discusso che non utilizzato con sapienza.

La novelette è ambientata in periodo barocco (l'anno è facilmente deducibile dal titolo), ma in contesto alternativo. La concezione dello spazio non è galileiana, bensì tolemaica, con la Terra al centro del cosmo e gli altri pianeti, Sole e Luna compresi, che girano attorno a essa.
Attorno a questo coraggioso spunto ucronico iniziale si sviluppa la trama del racconto, incentrata sulla corsa allo spazio da parte di due potenze economiche e politiche dell'epoca, la Francia del Re Sole e i Duchi d'Este, signori di Modena e Reggio.
Mentre i francesi si apprestano a varare la prima uranonave per conquistare la Luna, gli estensi ordiscono un piano per bloccare la loro rincorsa allo spazio. Il piano degli italiani sembra girare su un messaggio segreto celato nella pagine de L'Orlando Furioso.

Impossibile rivelare altro, per non rivelarvi la sorpresa.
Il mio giudizio globale è molto alto, soprattutto per il raffinato stile narrativo di Forlani, ma anche per la sua fervida immaginazione, capace di tratteggiare un mondo baroquepunk che finalmente riesce a dare un significato a questo termine finora soltanto pretenzioso.

sabato 16 marzo 2013

L'Ora più Buia (di Claudio Vergnani)



L'ora più buia

di Claudio Vergnani

Gargoyle editore

16 euro, 504 pagine

(da un mio articolo dell'8/10/2011)






Sinossi

Dopo le avventure narrate ne Il 36° Giusto, Claudio, Vergy e i loro amici lasciano Parigi e ritrovano una Modena quasi tornata alla normalità, i pochi vampiri rimasti in circolazione nascosti nelle fogne e negli edifici abbandonati delle periferie più degradate. Stanchi, depressi decidono di riempire il vuoto delle loro esistenze dedicandosi alla ricerca di Alicia, nella folle e disperata speranza che questa possa essere ancora viva. Claudio e Vergy iniziano così delle indagini che, ben presto, si riveleranno un’autentica discesa negli inferi che li porterà a confrontarsi non solo con un inquietante e antico Maestro ma, anche e soprattutto, con le loro paure di uomini rassegnati al proprio destino, fino a un incontro con la morte che si consumerà nel più tetro e freddo dei luoghi, nell’ora più buia quando, per citare l’Amleto di Shakespeare, “i cimiteri sbadigliano e l’inferno soffia il contagio su questo mondo”.

Commento

Era da tantissimo tempo che non chiudevo un libro rischiando di versare qualche lacrima di commozione (e di tristezza, voltando l'ultima pagina). Così tanti anni sono trascorsi che quasi non ricordo quando è stata la volta precedente. Probabilmente con la saga di Hyperion di Dan Simmons, se la memoria non m'inganna.
Questa volta è toccato invece a Claudio Vergnani e alla sua meravigliosa trilogia sui vampiri modenesi.
 
L'ora più buia è il capitolo conclusivo della saga. In questi anni vi ho parlato spesso di essa. Ribadisco dunque soltanto pochi concetti, per chi si trovasse a leggere questa recensione senza ancora conoscere il mondo narrativo di Claudio Vergnani.
Stiamo parlando di vampiri e ammazzavampiri, ma entrambe le categorie sono antitetiche a libri sui nosferatu letterari (possibilmente adolescenti, belli e dannati) che vanno di moda da una decina d'anni a questa parte. I vampiri di Vergnani sono creature avide, malvagie, crudeli, spesso anche stupide, qualcosa di simile agli zombie, ma decisamente più arcigni e difficili da sconfiggere.
Gli eroi della saga, nonché nemesi dei non-morti, sono a loro volta molto fallibili, sbandati se non addirittura disperati, senza particolari risorse, organizzazione o doti morali (almeno apparentemente). Ed è questo che me li ha fatti amare fin dal primo libro.

L'immedesimazione non è mai necessaria, ma l'empatia sì. Affezionarsi ai personaggi di un libro è essenziale per renderli più vivi ai nostri occhi di lettori. E se essi sono vivi, noi soffriamo, gioiamo e ci divertiamo con loro. Cosa che, per dirla tutta, capita raramente. Cosa che, aggiungo io, Claudio Vergnani sa fare con una naturalezza che ha del sublime.
Sarà forse perché nei due protagonisiti principali, Vergy e Claudio (appunto), c'è un humus autobiografico che rende tutto più realistico, più tangibile.
Staccarsi da loro, perché questo è l'ultimo libro della saga, è stato difficile. Molto.

Venendo a un'analisi più classica de L'ora più buia, va detto che il romanzo recupera lo stile più classico del primo volume, differenziandosi dal capitolo di mezzo (Il 36° giusto), che è frammentato a episodi. Solo considerando la trilogia completa comprendiamo il quadro generale, e gli aggancia da un libro all'altro.
Siamo alle rese dei conti, al confronto con un maestro vampiro che proprio di Modena ha fatto la sua casa secolare. Qualcuno di più subdolo, di più antico e malato rispetto al già temibile Grimjack, sconfitto dai nostri antieroi nel primo libro.
Le vicende si svolgono nel nostro presente, in cui l'esistenza dei vampiri è venuta alla luce, pur non cambiando di molto le cose e gli equilibri. L'umanità preferisce continuare nella sua squallida esistenza di sempre, badando soltanto che i non morti, specialmente quelli più deboli e insani, se ne stiano relegati nei ghetti, a dare la caccia a mendicanti, immigrati e tossici.
Le vicende portano gli ammazzavampiri capitanati da Claudio a esplorare i vecchi palazzi di Modena, i suoi sotterranei, le campagne circostanti in cui gli sgherri dell'arcivampiro Ruthwen organizzano rave party a base di mattatoi e mattanze.
Da metà libro in poi l'atmosfera si scalda, molti nodi cominciano a venire al pettine. I nostri eroi dovranno dapprima affrontare la disperata solitudine delle loro vite (che poi è quella un po' di tutti), prima di avviarsi verso il gran finale.
Già, il gran finale, su cui non voglio rivelare nessun dettaglio, per non rovinare la sorpresa. Vi dirò soltanto che è grandioso e tragico, poetico e meschino. In una parola: perfetto.
Se il difetto di molte saghe è quello di concludersi in maniera indegna, beh, in questo caso il rischio è del tutto scansato. Semmai arriverete all'ultima pagina come me: un po' commossi e decisamente emozionati.

Il bello della scrittura di Claudio Vergnani è che essa parla di grandi cose, di sentimenti, di solitudine, di bassezze umane, di atti di incredibile coraggio. La cosa stupefacente è che riesce a farlo senza risultare mai demagogico, nemmeno in un paragrafo, nemmeno in un dialogo. Turpiloquio e parolacce, scambi sagaci di battute, personaggi improbabili disseminati qua e là (nani di colore, ninfomani, master di giochi di ruolo, vampiri impazziti, vampiri che non si rendono conto di esserlo): tutto serve a rendere piacevole la lettura, ma anche a raccontare la storia di uomini travolti, come spesso accade, da destini più grandi di loro.

Se volessi fare il recensore impegnato direi che sotto la patina divertentissima della caccia al vampiro, L'ora più buia (e i romanzi che la precedono) parla di grandezze e piccolezze di cui è capace l'essere umano, di solitudine e di coraggio, di vizi e di virtù.
Se poi volessi essere ancora più pedante suggerirei che i vampiri stessi non sono altro che uno stratagemma, una scusa per narrare una storia molto più profonda, umana e toccante. Eppure anche spassosa.
Sinceramente non saprei cosa chiedere di più a dei libri.
Quindi questa recensione, molto accorata e molto sentita, si conclude con un grazie all'autore e un complimento alla Gargoyle, che ha puntato su lui in maniera tanto netta e decisa.

venerdì 1 marzo 2013

L'Ultimo Papa (di Michael Travis)


L'Ultimo Papa

di Michael Travis

Edizioni Piemme

388 pagine, 19.50 euro









Sinossi

Con il prossimo papa, tra molte tribolazioni, Santa Romana Chiesa cesserà di esistere. Questo dice la cosiddetta "profezia dei papi" del vescovo medievale Malachia, che ha predetto con inquietante precisione la successione di tutti i pontefici della storia, fino all'ultimo. Il giornalista tedesco Konrad Polidori non ha mai sentito parlare di Malachia quando arriva a Ischia per seguire un convegno di alchimisti. Deve scrivere un articolo sull'intervento di un famoso egittologo ed esoterista, Albert Kurzweil, che ha promesso sconvolgenti rivelazioni. Rivelazioni che non arriveranno mai, perché l'uomo viene barbaramente ucciso alla vigilia del suo discorso. È proprio Polidori a trovare il cadavere, e a imbattersi nel taccuino del professore, che contiene molto più di quel che sembra. Kurzweil sapeva che la sua vita era in pericolo, per questo aveva disseminato i suoi appunti di messaggi in codice che Polidori, grande esperto di enigmistica, riesce a decifrare. Insieme a Chiara, la fotografa che collabora con lui, Konrad si imbatte così nel segreto meglio custodito dal Vaticano, un segreto che attraversa i secoli e che unisce l'antico Libro dei morti, la misteriosa Cappella Sansevero a Napoli e l'Inquisizione. E, soprattutto, il vescovo Malachia. La sua profezia sta per compiersi, la fine dei giorni si avvicina. E c'è chi è disposto a tutto per evitarlo. (fonte: IBS)

Commento

Dalla quarta di copertina si evince che questo è il primo romanzo dello statunitense Michael Travis, professore di lettere e appassionato di esoterismo. Non deve essere stato difficile trovare un editore, presentando questo libro con vaghi richiami a Dan Brown, e scritto con ottimo sfoggio di erudizione e buon mestiere.
L'ambientazione italiana sembra oramai tra le preferite degli scrittori anglosassoni (vedi nota post-recensione); questa volta siamo nell'insolita cornice di Napoli e dintorni, che sostituisce la più inflazionata Roma. L'intreccio di Travis è ricco di collegamente tra storia antica e moderna, esoterismo, alchimia e anche misticismo nazista. In alcuni punti occorre essere ferrati in materia, per non rischiare di andare in palla. Ci sono interi capitoli che sono tanto ricchi di "infodump" da risultare quasi dei piccoli saggi. A dispetto di quanto sostengono i soloni di tanti altri blog sulla letteratura di genere, ammetto di non considerare l'infodump come un male assoluto. Anzi: tutto sta nel gestirlo in modo fluido. O forse sarà che gli argomenti in cui Michael Travis sfoggia la sua cultura sono talmente interessanti che ho chiuso volentieri un occhio sui patemi stilistici.
L'ultimo Papa parte come un classico giallo ma ben presto diventa un thriller esoterico. L'autore non lascia molto spazio alle scene d'azione, concentrandosi piuttosto sull'indagine e sull'interazione tra personaggi principali e comprimari, dimostrando così di avere un'idea dell'Italia piuttosto stereotipata (come ho già detto, vedi dopo).
I colpi di scena non sempre sono così soprendenti come ci si aspetta, ma nel complesso la storia non ha particolari cali di qualità.
Molto interessante lo scenario in cui agiscono "i cattivi", su cui non posso dire molto senza rischiare spoiler clamorosi. Comunque sappiate che gli Apostoli Neri, una branca spietata dei servizi segrete vaticani, perseguono un fine folle e fumettistico. Tanto improbabile e fantasioso che... mi è piaciuto molto. Amo gli autori che sanno lavorare d'immaginazione, seguendo percorsi coraggiosi e contorti. In questo Travis non fa certo difetto.
In sostanza L'ultimo Papa è un romanzo per molti versi acerbo, ma del tutto godibile.

(Da un articolo del Blog sull'Orlo del Mondo del 31 agosto 2009)