lunedì 16 settembre 2013

L'Importanza dei Paninari (di Stefano Olivari)


L'Importanza dei Paninari

di Stefano Olivari

Indiscreto Editore

113 pagine, 5.99 euro (ebook) 9.60 euro (cartaceo)







Sinossi

Storia e storie dei paninari, ragazzi che hanno vissuto gli anni Ottanta con intensità e al tempo stesso con una leggerezza sconosciute a qualsiasi altra generazione. Romanzo che parte dall'incontro, a New York, fra una ex ragazza paninara e un ex ragazzo paninaro. E che attraverso il segreto che li lega racconta l'unico movimento giovanile della storia d'Italia a non essere stato importato dall'estero, al di là dei luoghi comuni da revival e da ghettizzazione culturale. Dalla Milano che si trovava al Panino al boom incentrato sulla moda e sui marchi, passando per amicizia, amore, politica, scuola, televisione, violenza metropolitana, sport, tecnologia, ideali e soprattutto assenza di sensi di colpa. Un'epoca affascinante e irripetibile, in un paese che non aveva paura del futuro. Il libro, che spiega la filosofia dei paninari rifiutando l'effetto nostalgia, a un primo livello è la storia d'amicizia-amore fra due adolescenti degli anni Ottanta. Al secondo è un saggio su un movimento impossibile da replicare in spazi e tempi diversi da quelli che lo generarono. Il terzo livello riguarda Milano e le sue trasformazioni sociali e culturali, con identità e senso di appartenenza rese fortissime proprio dalla loro apparente assenza. Il quarto livello è quello generazionale, del coinvolgimento emotivo di chi in quegli anni c'era o avrebbe voluto esserci. Anche per gli ex paninari è comunque impossibile rimpiangere quei tempi, se non per l'età più giovane. Per forma mentale chi è stato ragazzo negli Ottanta non guarda al passato e anche da adulto rimane insuperabile nel riconoscere tristezza e negatività, evitandole senza sensi di colpa. 

Commento

Gli anni '80 sono i nuovi '60, ma senza il carico di sogni (traditi) e di melensaggine che si portava appresso la decade dei nostri padri.
Gli anni '80, per un ragazzo nato nel 1975, come me, sono stati tante cose, in primis la nascita di mode e movimenti che attecchirono in un paese non più rivolto al violento scontro politico-ideologico del recente passato, bensì aperto all'occidentalizzazione globale.
Che sia un bene o un male lascio a ciascuno di voi deciderlo. A me comunque gli '80 piacevano, mentre mi piace assai meno la mitizzazione estrema che se ne fa oggi.

Proprio per il suo essere realista e coi piedi per terra, il libro di Olivari è molto più interessante di tanta roba similar-nostalgica che gira di questi tempi. Che poi L'Importanza dei Paninari qualche afflato nostalgico/malinconico lo genera comunque, ma nel modo "giusto", ovvero senza scorciatoie, bensì in modo naturale.

L'autore offre al lettore un romanzo semi-biografico, diviso su due piani temporali: metà nel presente, a NY (dove vive e lavoro) e metà negli anni '80, quelli della sua adolescenza, a Milano, dove è cresciuto.
L'analisi di ciò che era e di ciò che è diventato non sfora quasi mai nel personalismo estremo, preferendo piuttosto un punto di vita più ampio, seppur ricavato da accadimenti, fatti e ricordi della sfera privata.
L'Importanza dei Paninari è infatti (anche) una riflessione su come la società italiana cambiò in quegli anni, generando l'unico movimento giovanile originale e autoctono, quello dei paninari.

Movimento che Olivari ricorda con simpatia, sottolineandone però i difetti e le peculiarità. Tra tutti spicca quello di essere uno stile di vita - il paninaro - che non ha creato de facto alcuna produzione culturale: non esiste una letteratura paninara, così come non esiste un cinema paninaro. La musica era ampiamente saccheggiata da filoni in voga all'epoca, salvo rare eccezioni, nate sull'onda e per compiacere la moda del "panino".
Il paninaro viveva in presente e non si preoccupava di altro.

Bello il modo in cui l'autore riporta una conversazione, realmente avvenuta, con un cliente italiano della sua agenzia immobiliare newyorchese. Costui, dirigente del PD eletto alla Camera ed ex paninaro nostalgico, sostiene che l'Italia, nel vuoto di potere post-berlusconiano, è pronta ad avere un "figlio degli anni '80" come leader, con tutto ciò che da esso deriva, nel bene e nel male.

Libro interessante e mai banale, agrodolce.
Consigliato. Ma non aspettatevi qualcosa di semplice e "simpatico".

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